Chi paga i danni provocati dai no vax?

21 Luglio 2021

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Che brutto momento. Le voci incontrollate sulle proprietà trasformate della variante Delta si oppongono all’esercito di illusi che credono che questa crisi sanitaria scomparirà per miracolo spazzata via dai venti estivi. Già, perché se così non fosse, appena si ricomincia a frequentare più i luoghi chiusi invece degli spazi aperti il nostro Sars-CoV-2 si troverà nella condizione di nuocere ancora alla nostra salute e alla nostra economia.

Ricapitoliamo gli ultimi sei mesi: abbiamo iniziato e portato avanti una campagna vaccinale con risultati straordinari. I vaccini di nuova generazione, messi a regime, hanno praticamente azzerato le morti in tutti i Paesi che sono riusciti a immunizzare le fasce a rischio ospedalizzazione. La scienza ha fatto il suo dovere. I vaccini funzionano e i dati raccolti indicano che sono molto più sicuri di qualsiasi altro vaccino utilizzato sino ad oggi. I grandi numeri parlano chiaro: il rischio di subire i danni che il virus può provocare anche in soggetti che sviluppano la forma asintomatica è di gran lunga maggiore degli eventuali effetti associati alla vaccinazione. I dati di tutti i Paesi occidentali sono concordi: i nuovi vaccini registrati presso le Autorità Ue e Usa sono pienamente efficaci nei confronti della forma grave provocata dalle varianti esistenti. Ma cosa possiamo volere di più?

Vi ricorderete che all’inizio, anche nei Paesi occidentali, il vaccino non si trovava e sembrava che ce l’avrebbero fatta solo gli americani. Adesso che ce n’è in abbondanza per noi europei (a neanche 8 mesi dalla produzione del primo flacone) c’è una parte di noi che fa i capricci. Non parlo degli estremisti, di quelli che mai e poi mai si farebbero inoculare un preparato biotecnologico come un vaccino (o come molti fermenti lattici o l’insulina, peraltro) perché temono di diventare creature geneticamente modificate. Sto parlando di quelli che fra chiacchiere da bar, cose sentite in tv e una sana dose di egoismo miope oltre che insopportabile si sono trasformati in dei convinti sostenitori del «ma io anche no» e stanno creando i presupposti per un altro inverno di chiusure e di ambulanze a sirene spiegate, di esami di screening o controllo oncologico posticipati che si porteranno via ancora vite oltre ad aggiungere dolore e sofferenza a questi anni durissimi.

Ma davvero. Basta pensare che tanto a me non (mi) viene, basta voltarsi dall’altra parte mentre i nuvoloni si caricano di pioggia e di tempesta. Basta credere che ci penserà qualcun altro a vaccinarsi e che ci si può sentire esonerati o giustificati da un atto di responsabilità civile che serve a fermare l’emorragia di vite ma anche di soldi dal nostro sistema sanitario. Perché c’è anche un aspetto che sfugge ai più. Ogni malato di Covid ricoverato in terapia intensiva o subintensiva costa decine e decine di migliaia di euro. I pazienti Covid del nostro recente passato — il mondo prima dei vaccini — hanno gravato inevitabilmente, loro malgrado, sulla Sanità europea in termini di centinaia di milioni euro. Le vittime di oggi, e dei tempi a venire, saranno individui che non hanno iniziato o completato il ciclo di vaccinazione. In altre parole, sono solo i non vaccinati a finire in ospedale. E a prescindere dall’età anagrafica saranno soltanto i non vaccinati a incidere sul bilancio degli ospedali.

Ma allora ai non vaccinati per scelta — ovvero coloro che rifiutano di assumere una misura di salute pubblica necessaria a tenere l’emergenza sotto controllo, e di conseguenza uno strumento essenziale per mantenere in equilibrio il sistema sanitario nazionale — si potrebbe immaginare di proporre una piccola franchigia, per non dire ticket, in caso di ricovero Covid che vada a coprire almeno i costi «non sanitari» dell’ospedale: letto, biancheria, mensa , servizio di pulizia, utenze. In cambio della libertà di scegliere se vaccinarsi o no, si potrebbe chiedere un piccolo contributo rispetto al costo totale del ricovero in terapia intensiva. Si tratterebbe soltanto di 1.000-2.000 euro al giorno. Sì, al giorno. Il resto, ovvero i costi di infermieri, medici, medicine ed altro necessario alla cura, sarebbero esclusi dal computo perché quelli ce li passa lo Stato. Per ora, e fintanto che il sistema non finisca dissanguato.

 

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