La scienza da sola non basta

8 Dicembre 2021

Che sarebbe stata una faccenda lunga era chiaro dall’inizio. L’endemizzazione è il punto di arrivo nel quale il virus circola sottotraccia nella popolazione colpita e deve essere l’obbiettivo raggiunto nel più breve tempo possibile. Infatti questo passaggio da «pandemico» a «endemico» rappresenta il punto di scavallamento dal quale parte il vero giro di boa. Sì, perche rappresenta l’equilibrio fra un virus fino a poco tempo prima sconosciuto ai testi di virologia e al sistema immunitario e la nuova specie infettata: Homo sapiens. È questo il punto di svolta che incasellerebbe il Covid assieme a orecchioni e morbillo, di cui i casi di malattia conclamata nei Paesi che vaccinano sono pochissimi. Questi virus circolano ma rarissimamente nei Paesi occidentali riescono a bucare l’immunità di popolazione.

I vaccini
Contro il Covid e a favore dell’endemizzazione, in nostro soccorso sono intervenuti in tempo record dei vaccini bioingegnerizzati che ci hanno permesso di ridurre significativamente la trasmissione e risparmiare il 90 per cento dei ricoveri. Sono vaccini super sicuri perché sostanzialmente privi di effetti collaterali e molto efficaci nella prevenzione anche della malattia clinica causata dalla variante Omicron (per quello che appare oggi dagli ultimi dati sudafricani). In seconda battuta abbiamo i farmaci antivirali, gli anticorpi monoclonali e dei protocolli terapeutici rodati e consolidati. Insomma, il cittadino ha chiamato e la scienza, con una rapidità sorprendente, ha risposto con delle soluzioni reali ed efficaci.
Però siamo qui con mezza Europa che trema e impone regole inimmaginabili fino a ieri. Perché siamo ridotti così, con la percezione di essere sull’orlo di un nuovo baratro evitabile? Perché ci sono, nel mondo occidentale, alcune persone che non vogliono usare gli strumenti biomedici sviluppati e validati dalla comunità scientifica internazionale per prevenire la comparsa della malattia. Si parla di circa un terzo di cittadini europei ancora da vaccinare e di un certo scetticismo che sta fiaccando la raccomandazione a fare il richiamo, anche in Italia.

L’argine
Questa è certamente una delle scoperte più importanti che la pandemia ci ha svelato. Alcuni Paesi europei, molto più che l’Italia, non sono riusciti a convincere i propri cittadini a vaccinarsi e il mezzo argine che è stato messo su grazie a chi si è vaccinato rischia di non tenere all’ondata autunnale. Ed è così che con una emergenza che potrebbe essere completamente sotto controllo se ci fossero coperture del 90 per cento, continuerà a scalciare doppiette a cui seguiranno dei picchi emergenziali. Ricominceremo con l’ascia delle misure restrittive sulle vite europee oltre che sull’economia e sulla prosperità di cui tanto si parla.

«Surreale»
È davvero surreale che le soluzioni per arginare l’entità della catastrofe ci siano ma le stesse — chiaramente salvifiche — siano ignorate o peggio rifiutate da circa cento milioni di europei. Se questo è lo specchio di come le persone si occupano della propria salute, è chiaro che anche qui c’è tanta strada da fare. Certo è che negli studi futuri che riguardano la preparazione e la reazione a fenomeni epidemici o pandemici, sarà essenziale una più stretta collaborazione fra le scienze naturali e biomediche con quelle sociali oltre che sviluppare una osmosi e una più ampia permeabilità alle discipline umanistiche in generale. Forse sarà perché la pandemia è un fenomeno di insieme che si rendono più evidenti le complessità dei nuovi problemi che per loro natura devono essere affrontati in maniera multidisciplinare.
Insomma, si possono avere vaccini sempre migliori, ma se le persone li rifiutano anche i migliori prodotti non funzionano, e la tanto agognata endemizzazione si sposta ancora qualche anno più in là. Il vaccino c’è, ma il risultato no.

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