Il virus che cambia volto: sarà una lunga sfida

8 Gennaio 2022

L’inizio dell’anno è una buona occasione per fare delle sintesi sul passato e proiettarsi nel futuro e così qualche giorno fa sono andata a farmi un giro sulla mia stella per vedere le cose con un po’ di prospettiva e distacco. Siamo ormai dentro questo incubo, figlio di un evento raro, imprevedibile nei tempi e nei modi — ma assolutamente atteso — da oltre 700 giorni e 700 notti. Siamo passati dall’incredulità alla disperazione, alla paura e poi alla rabbia e adesso siamo qui che immaginiamo l’ombra proiettata di Omicron sul nostro futuro, ed è tutto ridiventato così grigio e triste che quell’ombra allungata ci sembra infinita.

Facciamo qualche passo indietro. L’11 gennaio di due anni fa è stata pubblicata la sequenza di un virus patogeno per l’uomo e per alcuni altri animali che fino ad allora era completamente sconosciuto. In che senso sconosciuto? Nel senso che non se ne sapeva nulla: quali specie infettasse, per che via si trasmettesse, quali organi colonizzasse, se colpisse più gravemente le donne o gli uomini, i bambini o gli adulti. Nulla. Zero. Non esisteva alcuna letteratura scientifica in merito.

Dopo un anno di sacrifici durissimi nei quali abbiamo applicato quelle misure che si erano capite già nel ’400 con l’istituzione dei lazzaretti, sono arrivati i vaccini, e ancora, gli anticorpi monoclonali, i farmaci antivirali e i protocolli terapeutici. Insomma, con questo mosaico di soluzioni create ex novo dai network di ricerca internazionali, non si dovrebbe morire più di Covid e le aspettative purtroppo illusorie erano di potercelo lasciare alle spalle con l’arrivo del 2022.

E i numeri invece salgono. Salgono cosi tanto da dover cambiare la scala di riferimento. In Usa si è persino superata la soglia di un milione di contagi al giorno. Omicron vola veloce come il vento e grazie alla sua contagiosità ci darà filo da torcere. È una questione di numeri. Ci possiamo consolare riconoscendo che per ora non sembra avere i denti affilati, piuttosto i dentini da latte. Eppoi c’è dell’altro: almeno in Italia dove i tassi di vaccinazione sfiorano il 90%, Omicron si appoggia su una popolazione che non è più vergine (e quindi completamente vulnerabile), ma grazie sia alla vaccinazione sia all’infezione naturale il virus lo ha conosciuto e quindi sa come difendersi.

E allora vuol dire che siamo all’inizio della fine mi domanderete. Io vi posso dire che il Covid nelle sue forme attuali e nelle varianti che certamente verranno terrà compagnia a noi Homo sapiens e a tante altre specie animali per molti anni. Curiosi i casi negli ippopotami dello zoo di Anversa e invece è sorprendente e preoccupante che oltre il 30% dei cervi selvatici di cinque stati americani è positiva al Covid. Siamo ahimè all’inizio di un macrociclo che potrebbe durare centinaia di anni, basta guardare come si è comportato il morbillo negli ultimi duemila anni, dopo aver fatto il salto di specie dal bovino all’uomo. La verità emergente è che siamo interconnessi con gli altri abitanti del pianeta anche attraverso la circolarità delle malattie e quindi della salute.

La novità è che Omicron si avvia a diventare un nuovo sierotipo di Sars -CoV2. Che cosa significa questo? Significa che è sufficientemente distante dal ceppo originale Wuhan e dai suoi immediati discendenti che evade una parte della risposta immunitaria. Ultrasemplificando, è come se in questi due anni il «cugino Omicron» si fosse fatto crescere capelli, barba, baffi e avesse indosso sempre gli occhiali da sole in modo tale che la camera del telefonino e gli algoritmi di riconoscimento facciale non lo riconoscessero più come alpha, gamma o delta. Infatti non lo è: è Omicron. Un virus con il turbo che grazie alla sua contagiosità ci darà filo da torcere. Ecco uno dei motivi per cui anche i pluri-vaccinati si infettano di più rispetto a prima: perche questo è un virus diverso, cambiato sia dentro che fuori, e che per forza di cose impareremo a conoscere.

In due anni però siamo cambiati anche noi sia dentro che fuori. Siamo stanchi, stufi ed esausti dal rincorrere qualcosa che appare inafferrabile. In questo mare di incertezze legate non solo all’evento pandemico, ma anche e soprattutto alle molte, moltissime variabili legate agli aspetti di gestione dell’emergenza, abbiamo una certezza. Che come abbiamo fatto con altri virus quali il morbillo, oppure l’Hiv, con questo Sars-CoV2 e i suoi innumerevoli discendenti dovremo convivere a lungo e applicare al meglio le nostre conoscenze e le precauzioni del caso. Quest’ultimo, ovviamente, in continua evoluzione.

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