Le cautele necessarie per la seconda ondata

3 Agosto 2020

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Che cosa sta accadendo adesso in Italia e in molti altri Paesi duramente colpiti in primavera? Il virus circola e come ogni virus che si rispetti, si manifesta in maniera diversa a seconda dell’ospite che incontra. In molti casi gira travestito da nulla, esattamente come ha fatto per tutto il mese di dicembre, gennaio e buona parte di febbraio. C’è ma non si vede, e il coronavirus passa tra di noi senza farsi riconoscere né notare. Però gira che ti rigira, incontra ogni tanto qualche gruppetto di persone che sono potenziali vittime delle sue unghie talvolta affilate. Manciate di persone qui e lì che rischiano. Ho incrociato molte mascherine per alcuni giorni in Italia e ho visto percezioni e scenari diversi. La paura di un colpo di coda è palpabile al Nord e viene ridicolizzata altrove. Un gioco molto rischioso se parliamo di futuro. E così arriviamo al futuro. L’ombra di una seconda ondata inquieta molti e per questo è bene intendersi. Quando si parla di seconda ondata ci riferiamo a un aumento rapido, esponenziale e continuo del numero di pazienti che farebbero ricorso alle terapie intensive, tanto da determinarne il sovraccarico e quindi il crollo. È possibile che questo accada? Sì. È possibile evitarlo? Sì. Ed è questo che deve essere il nostro asse portante. Adesso sappiamo che ci sono tre cose facili facili da fare: tenersi il più lontano possibile dagli altri, tenersi le mani pulite e utilizzare delle barriere per separare il più possibile il proprio muso dall’esterno. Perché? Perché è proprio il nostro muso che è una componente centrale del contagio, perché può emettere o ricevere goccioline di saliva cariche di virus. Il nostro muso, un vero nebulizzatore naturale. È per questo che in qualsiasi ambiente a rischio avere una barriera fisica sul muso è sempre meglio di avere nulla. Si accettano anche mascherine di buonsenso.

Insomma, lo scopo di tutte queste scocciature tanto logiche quanto necessarie è quello di rendere sempre più difficile il contagio, perché tanto maggiore sarà il contagio e tanto maggiore sarà il rischio che un numero elevato di persone finiscano in ospedale. E se il numero di persone fosse molto elevato, si potrebbe superare la soglia di recettività delle terapie intensive, e sarebbe proprio questa la drammatica seconda ondata.

Ma guardiamo oltre, scostiamo la tenda. Checché ne dicano i negazionisti Covid- 19 si è portato via migliaia di italiani e molto di più. In questo mazzo di molto che è volato via, ci sono i costi che la sanità italiana ha dovuto soste- nere per far fronte all’epidemia. Ogni nuovo ricovero in terapia intensiva è evitabile ed è un risparmio che ci permetterebbe di accelerare su altri fronti. La sanità pubblica ha bisogno di ossigeno.

Permettere al coronavirus di espandersi in maniera incontrollata sarebbe un nuovo triplo spreco. Si perderebbero vite di pazienti e operatori nel contempo bruciando anni di salute. Mi riferisco ai cosiddetti strascichi o alle complicazioni da Covid-19 che scopriremo nel tempo. Ma dobbiamo agire in maniera intelligente per evitare le ospedalizzazioni anche perché queste hanno un costo. Ogni ricoverato in meno risparmia il sistema e contribuisce alla ripresa delle attività di sanità pubblica come le vaccinazioni o lo screening per i tumori. Non possiamo lasciarci battere su queste conquiste. È questione di sopravvivenza.

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