Solo grazie alla scienza possiamo guardare al futuro

21 Novembre 2021

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I vaccini hanno posto l’argine alla malattia grave e alla morte, hanno fatto di più hanno prevenuto, in molti moltissimi di noi, che il virus lasciasse il segno, un graffio in qualche organo o apparato. E abbiamo adesso anche i farmaci, le medicine che curano.

Più o meno son passati due anni. Si parla di circa metà novembre 2019 che Sars-Cov2, ancora privo di nome di battesimo ha iniziato a infettare qualche umano. Poi, seguendo le formule del contagio amplificate dalla mobilità delle persone in una delle zone più popolate del mondo — nel giro di qualche mese ha invaso tutto il pianeta, lasciandoci increduli, sgomenti e soli.

Non voglio qui ripercorrere la scia di morte e sofferenza, di panico e di smarrimento che ci hanno soffocati in questi lunghi mesi nei quali siamo stati intrappolati fra i piccoli passi dell’incertezza. Sì, eravamo a mani nude a combattere contro un essere molto più che invisibile, inconcepibile, inimmaginabile. Un nemico vero. Si sa, se il mostro lo guardi in faccia fa meno paura, e qui c’è poco da guardare in faccia specialmente se non hai un microscopio di quelli potenti.

Io vi vorrei gridare sottovoce, che la scienza che si anima di ricercatrici e ricercatori dedicati e indefessi, che lavorano su un crinale che divide il noto dall’ignoto ci ha dato risposte, vere ed efficaci. I vaccini hanno posto l’argine alla malattia grave e alla morte, hanno fatto di più hanno prevenuto, in molti moltissimi di noi, che il virus lasciasse il segno, un graffio in qualche organo o apparato. Ma c’è dell’altro, abbiamo adesso anche i farmaci, le medicine che curano: quelle che sono in grado di disinnescare una replicazione virale massiccia — come quella che si osserva all’insorgere della malattia clinica. Sappiamo che certe cose non dobbiamo farle perché il virus è in circolazione e quindi nei luoghi chiusi o affollati bisogna ancora portare l’odiosa mascherina.

Sappiamo anche che chi non si è vaccinato si potrà ammalare, anche gravemente. E delle due l’una: all’incontro fatidico con il virus o si immunizzerà oppure soccomberà. Ma adesso, e senza sottovalutare la difficoltà del momento bisogna cambiare passo. Abbiamo proprio un esercito di strumenti e di comportamenti per lasciarci il grosso del peso alle spalle e vivere in maniera più consapevole. Sì, perché adesso non è come allora che eravamo a mani nude, adesso gli abbiamo costruito intorno un recinto. Ma essendo Sars-Cov2 una potenza della natura, noi quel recinto dobbiamo mantenerlo e possiamo farlo solo se manteniamo alta l’immunità con il richiamo e ci teniamo alla larga da posti affollati al chiuso che sono luoghi di amplificazione del contagio.

Si abbassano i sipari sui grandi eventi del 2021 che hanno avuto un’anima italiana: il G20 e Cop26. E qual è il messaggio che emerge prepotente da questi due grandi eventi? Che andare avanti così non si può. La pandemia ha scosso i sistemi e fatto emergere delle fragilità insostenibili come l’accesso globale ai vaccini. L’emergenza climatica è prepotentemente urgente, e lo sapevamo da prima di Glasgow. È questo un momento di grande ripensamento che si anima delle molte nuove consapevolezze che riguardano l’individuo, la comunità, la società. C’è bisogno adesso di chiudere bene il Covid nel recinto ma anche di guardare avanti, prima verso un Natale prudente, ma poi verso le grandi sfide che la pandemia ci sta svelando. E che non possiamo proprio più ignorare.

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